Argomenti trattati
Sono sempre di più gli adolescenti che scelgono di farsi un piercing o un tatuaggio, ma la maggior parte non conosce davvero i rischi cui va incontro. È quanto emerso da un’indagine dell’Università Tor Vergata di Roma, condotta su 2.500 studenti. Secondo i dati raccolti, il 32% degli adolescenti vorrebbe farsi un tatuaggio, mentre il 20% è attratto dal piercing. Ad averne, invece, già sono, rispettivamente, il 20 e il 27% dei ragazzi italiani. Eppure solo il 5% è correttamente informato sulle malattie infettive che si possono contrarre attraverso gli strumenti utilizzati, sebbene nel 24% dei casi piercing e tatuaggi sono associati a complicanze infettive.
Giovani consapevoli, ma non troppo
In realtà l’80% dei ragazzi afferma di essere a conoscenza dei rischi d’infezione almeno in teoria, ma alla resa dei conti sono molti di meno quelli consapevoli di ciò cui possono andare incontro. Solo nel 17% dei casi firmano, infatti, un consenso informato prima di farsi tatuare o praticare un piercing. Per questo gli esperti insistono sull’importanza di informare gli adolescenti sui rischi associati innanzitutto al “fai da te”, ma anche alle strutture non certificate che non rispettano le norme igieniche necessarie per decorare il corpo senza rischi.
Fegato, primo bersaglio
Fra i principali ci sono quelli ai danni del fegato. Uno studio pubblicato sulle rivista scientifica Hepatology ha, per esempio, dimostrato che il virus dell‘epatite C si trasmette principalmente attraverso il riutilizzo di aghi monouso, materiali non sterilizzati e l’impiego di inchiostro contaminato con sangue infetto. Il dato scientificamente più interessante sta nei tempi di sopravvivenza del virus rilevati negli aghi e nell’inchiostro che può variare da pochi giorni nell’ambiente a quasi un mese.
Alto rischio di epatite
Recentemente è stato stimato che in Italia una quota di casi di epatite C acuta superiore al 10% sia attribuibile proprio a questi trattamenti. Se ne deduce che coloro che si sottopongono a un tatuaggio hanno un rischio 3,4 volte più alto di contrarre l’epatite C rispetto a chi non ci si sottopone. Analogamente, per quanto riguarda il piercing, il rischio di contrarre l’epatite C è di 2,7 volte maggiore rispetto agli altri. I rischi poi aumentano in maniera esponenziale quando tali procedure vengono eseguite da operatori improvvisati, in strutture con scarse condizioni igieniche e sterilità degli strumenti o con strumenti di fortuna.