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Il Papillomavirus può causare infertilità. Sappiamo già che l’infezione da Hpv è all’origine di diversi tumori (collo dell’utero, vulva, vagina, pene, ano, bocca e faringe). Ora un gruppo di ricercatori dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Padova ha scoperto che l’Hpv presente nel liquido seminale di uomini a rischio di infezione, è in grado di legarsi agli spermatozoi e di aderire alla loro superficie, determinando una riduzione della motilità (nonché, spesso, anche un aumento della produzione di anticorpi anti-spermatozoo) e quindi riducendo le probabilità di concepimento.
Attenzione ai condilomi
I maschi a rischio di infezione sono quelli che presentano condilomi (piccole escrescenze pruriginose sui genitali trasmissibili sessualmente), i partner di donne che hanno contratto il virus e gli uomini infertili. Perché il Papillomavirus può causare infertilità? Gli esperti hanno constatato che gli spermatozoi infettati possono penetrare l’ovocita e trasferire il virus, inoltre aumenta il rischio di fallimento nell’impianto e di aborti spontanei molto precoci. Tra le coppie che si sottoponevano a cicli di fecondazione in vitro, la prevalenza dell’Hpv nel liquido seminale era del 24%.
Copertura vaccinale ancora insufficiente
Gli specialisti padovani sottolineano l’importanza di una corretta prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e della vaccinazione anti-Hpv. Purtroppo ancora oggi nel nostro Paese la vaccinazione, introdotta nel 2007/2008 per le dodicenni, ha una copertura a macchia di leopardo. La media italiana della copertura (per le ragazze nate nel 1997) è pari al 70,8%, ben lontana dall’obiettivo del 95% stabilito.
Importante ricorrere alla vaccinazione
La vaccinazione è indicata sia nei maschi sia nelle femmine a partire dai 9 anni di età. Un terzo dei casi di infezione riguarda, infatti, i maschi che corrono un rischio di contagio 5 volte superiore delle coetanee. Siccome, secondo le ultime ricerche, il Papillomavirus può causare infertilità, oltre ai tumori, è importante proteggersi al più presto, prima di entrare in contatto con il virus: è nel periodo giovanile, infatti, che l’efficacia dell’immunizzazione è massima, perché l’organismo non è ancora venuto in contatto con il microorganismo.