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La scoperta fa ben sperare sulla salute dei giovanissimi e il rischio di contrarre il cancro alla bocca, un tumore ultimamente causato sempre più spesso dal Papilloma virus (Hpv). Esiste, infatti, oggi un nuovo metodo meno invasivo e “impattante” della biopsia per scoprire se questo microrganismo è presente in bocca, con tutti i rischi conseguenti.
Un semplice tampone
Secondo uno studio italiano pubblicato su Cancer, messo in campo dai ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, coordinati da Maria Benevolo dell’Anatomia Patologica e in collaborazione la Dermatologia infettiva del San Gallicano, una valida alternativa alla biopsia potrebbe essere il cytobrushing, un facile prelievo di cellule tramite un tampone, simile a quello che già si effettua sulla cervice uterina femminile per effettuare il Pap test o il test Hpv.
Lo studio su 164 persone
I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 164 persone che sono stati sottoposte sia a un prelievo citologico, sia alla tradizionale biopsia: alcune avevano una lesione neoplastica del cavo orale o dell’orofaringe, altri una lesione non cancerosa, altri ancora non mostravano alcun segno clinicamente evidente di malattia in quelle zone. I risultati del test per il Papilloma virus condotti sulle cellule prelevate con il tampone hanno concordato nel 90 per cento dei casi con quelli ottenuti analizzando le biopsie.
I risultati sono incoraggianti
È emerso così dallo studio che i pazienti con citologia atipica, cioè con risultati atipici del tampone, hanno un rischio quasi 10 volte superiore di avere un carcinoma della parte testa-collo e che la presenza dell’infezione da Papillomavirus sul prelievo citologico orofaringeo è associata con un rischio 5 volte superiore di avere atipie citologiche, quindi alterazioni cellulari, e una diagnosi di cancro dell’orofaringe.
Il cytobrushing e le applicazioni future
Secondo gli esperti questo studio contro il Papilloma virus può contribuire a migliorare la diagnosi precoce e la pianificazione del trattamento dei tumori della testa e del collo, sempre più spesso provocati dal Papillomavirus. “Inoltre – aggiunge la dottoressa Benevolo – in futuro il prelievo citologico potrebbe essere un utile strumento di screening su popolazioni a rischio per la valutazione delle lesioni orali e orofaring e potrebbe limitare gli effetti indesiderati di una biopsia, contribuendo a diminuire il disagio del paziente e pure i costi».