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Il fenomeno dei nativi digitali tristi è sempre più diffuso. La “dipendenza” dagli schermi rende infatti più soli e sperduti i ragazzi. Gli adolescenti, che trascorrono gran parte dei loro pomeriggi “incollati” ai propri smartphone, rinunciando al contatto diretto con i propri amici e allo sport o alle attività all’aperto, in realtà, non sono poi così felici.
Meno di un’ora al giorno
Secondo i risultati di uno studio della San Diego State University, gli adolescenti più felici usano gli strumenti digitali per meno di un’ora al giorno. Se si supera questo limite, la tristezza cresce in proporzione al tempo trascorso davanti allo smartphone. I ricercatori americani sostengono quindi che gli adolescenti, che passano troppo tempo usando tablet e smartphone, diventano esperti della rete ma sono più tristi dei compagni che fanno sport, leggono e preferiscono i rapporti “faccia a faccia” a quelli mediati da uno schermo.
No astinenza tecnologica
Gli studiosi guidati da Jean M. Twenge hanno raccolto e analizzato i dati di uno studio longitudinale che ha seguito oltre un milione di teenager americani, pubblicando i risultati su ‘Emotion’. Se la ‘dipendenza’ dagli schermi rende più tristi i ragazzi, l’astinenza d’altra parte non si rivela un elisir assoluto di felicità. “La chiave per l’uso dei media digitali e la felicità sta nell’utilizzo limitato”, spiega infatti Twenge, ricordando che i ragazzi più felici usano questi device meno di un’ora al giorno.
Ragazzi soli
Il problema dei nativi digitali tristi non riguarda solo gli Stati Uniti. Secondo i pediatri dell’Associazione culturale pediatri, gli adolescenti sono più soli e vulnerabili. I teenager, descritti sulla rivista pediatrica “Quaderni, per salvare una generazione impreparata a diventare adulta”, sono più a loro agio in casa, sdraiati sul proprio letto con lo smartphone, che fuori con gli amici (il numero di ragazzi che esce con i propri coetanei regolarmente è calato del 40% dal 2000 al 2015).
Poco interessati all’amore
I nativi digitali tristi sono, inoltre, meno interessati alle relazioni di coppia (il primo appuntamento dopo una conoscenza avviene solo nel 56% dei casi) e fanno anche meno sesso (nel 2016 il 67% in meno del 1991).