Il dato è piuttosto allarmante: il 25 per cento dei ragazzi in età scolare è colpito da mal di testa. È quanto emerso a un incontro organizzato da Italian Migraine Project, alleanza di medici, pazienti e farmacisti contro le cefalee.
Il mal di testa può pregiudicare sia il rendimento scolastico sia i rapporti in famiglia perché spesso i genitori non sono in grado di fronteggiare e comprendere i comportamenti e i malesseri dei figli alle prese con i dolori provocati da un forte attacco.
Troppi impegni per i ragazzi
Secondo quanto spiegato dal professor Vincenzo Guidetti del Dipartimento di Scienze neurologiche e psichiatriche dell’età evolutiva dell’Università La Sapienza di Roma, i ragazzi che vengono più facilmente colpiti dal mal di testa, sono quelli maggiormente sovraccarichi di impegni, così sviluppano la cosiddetta “sindrome da evitamento”, una sorta di “autotutela” rispetto al dolore che li spinge a evitare diverse attività quotidiane, come compiti considerati troppo difficili o attività sportive indesiderate.
Ereditarietà e ambiente al 50 per cento
Le cefalee giovanili hanno per il 50 per cento una componente di natura ereditaria e per l’altro 50 per cento hanno, invece, un’origine collegata a fattori di tipo ambientale. Ecco perché, come sottolineano gli esperti, è fondamentale modificare le abitudini di vita errate di molti giovani e investire nella prevenzione. Andare a dormire molto tardi, vivere ansie particolarmente significative per l’andamento scolastico, abusare di alcolici e sostanze stupefacenti, sono elementi che possono far nascere la crisi di cefalea (e in particolare di emicrania) e soprattutto favorire la cronicizzazione del problema. In questi casi occorre contrastare, anche attraverso terapie non farmacologiche (come l’approccio psico-comportamentale) l’ansia, la depressione e gli eventuali attacchi di panico. Occorre poi impiegare al meglio i farmaci, evitando di ricorrere all’autocura che può favorire la cronicizzazione della cefalea.