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Sono ormai ben noti i danni che le lampade solari possono provocare non solo alla pelle ma all’organismo intero. Non a caso il ministero della Salute ne ha vietato da maggio del 2011 l’utilizzo da parte dei minorenni. Che sembrano, però, disattendere questa preziosa raccomandazione: secondo alcuni dati recenti infatti gli adolescenti fanno le lampade anche se vietate. La percentuale sarebbe del 7% secondo una ricerca pubblicata su Medicine a cura dell’Istituto Oncologico Romagnolo eseguita su un campione di 3.098 studenti tra i 13 e i 20 anni.
Maggiori controlli
Lo studio, che si inserisce all’interno del progetto dell’Istituto “Save the skin”, ha evidenziato come il 33% degli adolescenti che fanno lampade anche se sono vietate hanno persino il consenso dei loro genitori. Per chi viola la legge sui lettini d’altro canto non sono previste sanzioni e questo spinge a perseverare in comportamenti che possono essere molto dannosi. Verosimilmente servirebbero maggiori controlli da parte degli operatori e dei servizi di prevenzione delle aziende sanitarie locali per evitare che i giovani distruggano il loro capitale di difesa contro le radiazioni esponendosi in maniera sconsiderata ai raggi artificiali.
No anche in gravidanza
Secondo i dati raccolti del 7% di adolescenti che fanno le lampade anche se sono vietate più del doppio sono donne con una netta prevalenza di fototipi chiari che subiscono quindi maggiormente i danni dell’irraggiamento artificiale. Oltre che ai minorenni, le lampade sono state vietate per legge anche alle donne in gravidanza, alle persone che soffrono o hanno sofferto di tumore e a quelle che non si abbronzano e si scottano al sole. Del resto è stato calcolato che venti minuti di lampada equivalgono a 200-300 minuti di sole naturale del picco di agosto. Un’overdose di raggi che aumenta in maniera esponenziale il rischio di tumori cutanei non solo nel presente ma anche nel futuro e quindi in età adulta nel caso che le lampade vengano fatte dai ragazzi. Non a caso l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro nel 2009 ha classificato questi dispositivi come cancerogeni per l’uomo e l’Organizzazione mondiale della Sanità e ne ha sconsigliato l’uso alla popolazione in generale.