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Quando fanno sesso per la prima volta agli adolescenti? Ogni anno è l’Osservatorio Giovani e Sessualità promosso da Durex a presentare i dati raccolti su un campione di 15mila giovani tra gli 11 e i 24 anni. L’indagine conferma che non esiste un’età standard per la prima volta: l’81% dei giovani si avvicina al sesso prima dei 19 anni.
L’età più comune resta tra i 17 e i 18 anni ma il dato più significativo è quello riguardante un 11% di ragazzi che incontrano il sesso precocemente, tra gli 11 e i 13 anni. Un dato in crescita rispetto al passato a cui si contrappone una diminuzione dei giovani che utilizzano regolarmente il preservativo a protezione delle malattie sessualmente trasmissibili che il 53% degli intervistati non sa neppure riconoscere. A ribadire la necessità dell’educazione sessuale a scuola sono i ragazzi stessi: il 94% la vorrebbe come materia scolastica obbligatoria o facoltativa.
Si abbassa l’età della prima volta ma senza avere consapevolezza sull’argomento
Nel 2019 solo il 3% dei ragazzi dichiarava di aver fatto sesso in una fascia di età compresa tra gli 11 e i 13 anni. Il dato è in crescita: nell’ultimo Osservatorio Giovani e Sessualità la percentuale di chi si avvicina così precocemente al sesso tocca l’11%. Per gli altri l’età della prima volta si colloca in genere prima dei 19 anni, nella stragrande maggioranza a cavallo tra i 17 e i 18 anni.
Il dato più preoccupante resta il continuo abbassarsi dell’età del primo approccio sessuale soprattutto per il fatto che questa maggiore disinvoltura non va di pari passo con la conoscenza: i giovani in generale, e ovviamente i più piccoli in modo particolare, fanno sesso non protetto ignorandone i rischi e questo aumenta in modo esponenziale le probabilità di ammalarsi.
Il 53% dei giovani intervistati infatti non sa riconoscere le malattie sessualmente trasmissibili. 2 giovani su 10 non sanno che queste malattie, che secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità colpiscono ogni giorno un milione di persone, sono per lo più asintomatiche. 3 ragazzi su 10 non sanno per altro che le malattie sessualmente trasmissibili possono portare all’infertilità. Ma non avere sintomi non significa non fare controlli: un ulteriore dato allarmante riguarda il fatto che l’85,2 % dei giovani non ha mai fatto una visita specialista in ambito ginecologico o andrologico.
Nessuna precauzione
Oltre al fatto che si anticipi sempre più l’età della prima volta, a dare preoccupazione è il fatto che i giovani sembrano prestare scarsa attenzione alla prevenzione. Mentre nel 2019 il 57% dei ragazzi dichiarava di usare il preservativo, dall’ultimo Osservatorio emerge che a farlo sempre è solo il 43% mentre il 17% afferma di metterlo di tanto in tanto.
Significativo il fatto che la percentuale di chi non usa il preservativo è tanto più alta quanto più bassa è l’età di chi fa sesso: non usa la protezione del preservativo il 56,2% dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni, il 47,9% degli adolescenti tra i 17 e i 18 anni e il 21,3% dei giovani dai 19 ai 24 anni.
Indipendentemente dall’età, un giovane su quattro lo evita perché convinto che “interrompe il momento” e ben il 41% degli intervistati dichiara di non sapere come si “indossa” il preservativo e chi lo usa afferma di aver imparato “sul campo” con il proprio partner.
Il dato più allarmante riguarda il 62,7% dei ragazzi che utilizzano il coito interrotto di cui il 39% è convinto che rimanga un efficace metodo non solo per prevenire le gravidanze indesiderate ma anche per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmesse.
L’importanza dell’educazione sessuale
I dati dell’Osservatorio Giovani e Sessualità 2023 confermano il fatto che la fascia di età più a rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili è quella dei giovani tra i 13 e i 25 anni. Oltre a essere poco informati su come si trasmettono le malattie, i ragazzi sono poco attenti alle regole di salute sessuale e hanno scarsa confidenza con le figure che potrebbero informarli e aiutarli (il medico di famiglia, il ginecologo, il consultorio).
Qui entra in gioco un tema chiave come quello dell’educazione sessuale. Il 94% dei giovani intervistati la vorrebbe come materia obbligatoria o facoltativa a scuola: chi ha fatto educazione sessuale sui banchi, infatti, usa meno il coito interrotto (- 8%) e di più il preservativo (+13%).
Mancanza di dialogo in famiglia e educazione sessuale a scuola
La conferma del bisogno di un’educazione sessuale arriva anche dall’ultimo Studio Nazionale Fertilità promosso dal ministero della Salute e condotto su un campione, statisticamente rappresentativo, di 16.063 studenti prevalentemente di 16-17 anni. Il 94% dei ragazzi ritiene che debba essere la scuola a garantire l’informazione sui temi della sessualità e riproduzione (ben il 61% di loro ritiene che questo dovrebbe iniziare dalla scuola secondaria di primo grado o anche prima); tuttavia solo il 22% degli adolescenti vorrebbe ricevere queste informazioni dai propri docenti, mentre il 62% vorrebbe personale esperto esterno alla scuola.
In assenza di un’educazione sessuale a scuola Internet rimane la fonte principale da cui attingere informazioni: secondo l’Osservatorio Giovani e Sessualità a consultarlo è il 45% dei ragazzi, mentre secondo lo Studio Nazionale Fertilità la percentuale è più elevata e si assesta all’ 89% per i maschi e all’84% le femmine. Rimangono poco utilizzati e conosciuti i consultori: solo un 3% dei maschi e un 7% delle femmine si sono rivolti a questo tipo di struttura per avere informazioni e sciogliere dubbi in tema di sessualità.
La mancanza di consapevolezza e di educazione sessuale è comunque un argomento che andrebbe trattato in famiglia, onde evitare di ritrovarsi in situazioni estreme con figli adolescenti che partecipano a challenge sui social che includano prestazioni sessuali. A questo si aggiunge la carenza educativa da parte degli organi scolastici che non trattano l’argomento.