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Giovani e sballo, un binomio che pare indissolubile, con numeri sempre più preoccupanti. Ma come scoprire se il proprio figlio fa uso di droga? Lo spiega Francesca Biagioni, biologa ricercatrice dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Neurologico Mediterraneo (Neuromed) di Pozzilli.
Attenzione all’isolamento
Un primo campanello d’allarme è l’isolamento. Lo spettro iniziale di una dipendenza è rappresentato dalla tendenza a isolarsi da situazioni sociali positive, come lo sport e il rapporto con i compagni di scuola. Derivano poi condotte aggressive e sempre più rifuggenti il contatto fisico e sociale. Il non avere un contatto sociale diretto, anche nel contesto familiare, è uno degli atteggiamenti socio-psicologici più prettamente riconducibili all’utilizzo di droga.
Pupille dilatate e anoressia
Sono da tenere d’occhio anche aspetti prettamente fisici, come la dilatazione delle pupille, l’aumento della sudorazione e la minore – o assente – risposta a stimoli esterni (anedonìa). Rientrano in questa casistica anche trasformazioni più drastiche e disturbi alimentari di vario genere; dal mangiare poco e male all’anoressia. In caso di assunzione di droghe pesanti come la cocaina, possono comparire anche sanguinamento dal naso e tremore alle mani.
Il ruolo della famiglia
In caso si riscontrassero uno o più di questi fenomeni, è bene rivolgersi a centri specializzati per la cura di questi problemi. È fondamentale non abbandonare mai il ragazzo a se stesso, che invece deve sapere di potere sempre contare sul sostengo della propria famiglia. La componente psicologica è importante per consentire al ragazzo di prendere coscienza del proprio problema, di cosa sia la tossicodipendenza e della necessità di uscire dal tunnel cui l’utilizzo di droga può condurre.