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Cinque ragazzi su mille non parlano, non capiscono quello che dicono gli altri o fanno fatica a comunicare. Sono quasi 50 mila in Italia i giovani che presentano disturbi della comunicazione, a volte associati a problemi di movimento, sindromi genetiche o autismo.
Non solo parole
Per questi adolescenti sono necessarie terapie che si basano sulla cosiddetta “comunicazione aumentativa e alternativa” (più brevemente, CAA). È un approccio multimodale che sostituisce, integra, aumenta il linguaggio basato sulle parole. Lo scopo è ridurre i disturbi della comunicazione, per dare al ragazzo gli strumenti per tradurre il proprio pensiero in una serie di segni comprensibili. Il metodo si avvale di speciali tabelle contenenti dei simboli che corrispondono a una serie di oggetti o azioni, tastiere che consentono l’ascolto di messaggi vocali preregistrati (i cosiddetti VOCAs, o Vocal Output Communication Aids) e software di comunicazione (programmi legati al PC che permettono di riprodurre sullo schermo le tabelle di comunicazione).
Un aiuto dalla tecnologia
L’ultima novità è un’applicazione per tablet che offre un’alternativa più comoda e immediata al tradizionale quaderno dei segni utilizzato per i disturbi della comunicazione. È in grado di trasferire in digitale gli ausili attualmente utilizzati per la CAA. È dotato di un database audio di parole in lingue diverse ed è completamente personalizzabile, in base all’età e al genere dell’utilizzatore. La sperimentazione del dispositivo è in corso su 10 famiglie trentine con bambini tra i 10 e i 12 anni. Potrà essere utilizzata da famiglie con bambini affetti da patologie della comunicazione, ospedali e aziende sanitarie.