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A subire maggiormente le conseguenze delle restrizioni dovute al coronavirus, che ci interessano da diversi mesi ormai, sono i più giovani. Bambini e adolescenti sono stati privati degli spazi di socialità. A scuola, nei giorni in cui i ragazzi non sono in Dad, i momenti di contatto sono pressoché azzerati; non esistono ormai più momenti di gioco e di svago con il gruppo dei pari, se non mediati da pc o tablet. Il tempo trascorso con i genitori aumenta, ma aumentano anche le tensioni.
Oggi l’attenzione è tutta concentrata su diagnosi e cura del coronavirus nei malati. Tuttavia molti ragazzi stanno subendo gravi effetti di lungo termine, a partire dai disturbi del comportamento alimentare.
Allarme sociale per bulimia e anoressia
Laura Dalla Ragione, a capo della rete per i disturbi del comportamento alimentare dell’Usl 1 dell’Umbria ha dichiarato: “Pandemia trauma per i più giovani. Aumentano i casi di disturbi del comportamento alimentare, in questo periodo di emergenza coronavirus, addirittura del 30% così come purtroppo della stessa percentuale è aumentato il tasso di mortalità”. La dottoressa enuncia il quadro emerso a livello nazionale sullo studio dei primi dati sui disturbi del comportamento alimentare, nell’ambito di un progetto per il contrasto alla malnutrizione in tutte le sue forme promosso dal ministero della Salute e attuato dalla Regione Umbria.
Si abbassa l’età di esordio della malattia
I disturbi del comportamento alimentare hanno sempre origini traumatiche e certamente gli effetti sulla socialità della pandemia che stiamo vivendo, rappresentano un trauma per bambini che adolescenti.“I casi sono sempre stati spalmati in tutte le Regioni con un incidenza che è del 10% delle giovani tra i 12 e i 25 anni. Un numero – spiega Dalla Ragione – già sottostimato e che non prende in considerazione i maschi, ma che comunque in questo 2020 ha visto una crescita incredibile. Durante il lockdown sono aumentati i casi di esordi della malattia e si sono aggravati quelli preesistenti: gli effetti della pandemia sono dannosi anche qui con ragazzini sempre più piccoli che soffrono di questi disturbi anche già a 11 anni”. “Sono quindi aumentate – prosegue la psicoterapeuta – le richieste di ricoveri di minori di 14 anni”. Il 50 per cento dei nuovi casi diagnosticati riguarda la bulimia nervosa. Il resto è legato all’anoressia nervosa che si manifesta con l’ossessione per il proprio peso corporeo e restrizione dell’assunzione di cibo con momenti di binge-eating, cioè abbuffate di cibo, con conseguente aumento di peso.