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I giovani e gli adolescenti attraverso lo smartphone scattano foto, ascoltano musica, vanno sui social, navigano e giocano. Insomma, non riescono più a farne a meno. La tecnologia, dopo aver rivoluzionato il modo di comunicare, sta però rivelando l’altra faccia della medaglia: la dipendenza da smartphone.
Dati sempre più allarmanti
Ormai non ci sono più dubbi: esista una vera e propria dipendenza da smartphone: il 51% di giovani e adolescenti tra i 15 e i 20 anni non riesce a staccarsi dallo smartphone e lo controlla in media 75 volte al giorno, il 7% fino a 110 volte al giorno. È quanto emerso da un recente sondaggio condotto online dall’associazione Di.Te. su un campione di 500 persone. Lo smartphone è diventato per molti giovani un vero e proprio prolungamento del braccio, quasi una protesi, irrinunciabile al punto che la paura di non averlo con sé diventa una vera e propria patologia: la nomofobia. Che non è il solo pericolo in agguato: ci sono anche la Fomo, ovvero la paura di essere esclusi da qualcosa, legata all’interazione dei giovani sui social network, e il Vamping: i ragazzi vanno sui social di notte chattando con i propri amici sino all’alba.
Rischio isolamento e alienazione
Chiusura sociale e rapporti familiari difficili sono tra le conseguenze più evidenti della dipendenza da smartphone: adolescenti e giovani adulti vivono reclusi volontariamente dal mondo reale. Questi ragazzi, denominati Hikikomori, in Italia sarebbero tra i 30.000 e i 50.000: “Gli Hikikomori hanno tra i 13 e i 35 anni, decidono volontariamente di vivere reclusi nelle proprie stanze, evitando qualsiasi tipo di contatto col mondo esterno, familiari inclusi. Si tratta di una sorta di auto-esclusione dalla società, le cui pressioni e richieste vengono percepite come insostenibili”, conferma Stefano Galeazzi, psicologo e responsabile della cooperativa Vivere verde onlus.