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Colpisce soprattutto ragazzi tra i 13 e i 20 anni, in genere di sesso maschile. La dipendenza da internet è un fenomeno in crescita tant’è che sono nate strutture specializzate nella disintossicazione. Chi ne soffre diventa asociale, arrendevole o aggressivo, ma anche apatico e paranoico.
Abbiamo approfondito l’argomento con il dottor Federico Tonioni, che dirige il Centro per la dipendenza da internet del “Policlinico Gemelli” di Roma.
Il fenomeno della dipendenza da internet deve preoccupare?
Considerando che l’uso di internet e le relazioni web-mediate sembrano destinati a crescere a una velocità che ci ha già colti di sorpresa, sarebbe bene preoccuparsene con la stessa velocità. Senza fare dannosi allarmismi, ma anzi con una buona dose di curiosità e disponibilità a creare nuovi pensieri, consapevoli di muoverci su un terreno che conosciamo poco. All’ospedale Gemelli operiamo attraverso colloqui individuali di psicoterapia e riabilitazione di gruppo. Si lavora soprattutto su emozioni, comunicazione non verbale e rapporto con la propria fisicità. Finora non è stato necessario somministrare farmaci. I tempi di cura non possono essere determinati, perché una cosa è intervenire su un sintomo (abuso di Internet), un’altra è cambiare la struttura sottostante che lo ha generato.
La dipendenza da internet riguarda gli aspetti psicologici o fisici?
Soprattutto psicologici, anche se corpo e mente sono facce diverse della stessa medaglia. Quando chattiamo, giochiamo online o navighiamo senza un fine preciso, non possiamo definirci concentrati ma assorti. Uno stato che ricorda il “sogno a occhi aperti” o i momenti di distrazione ma che, a differenza di questi, ha una durata tale che nel tempo compromette la naturale fisiologia della mente, riattivandosi anche quando non si è più connessi. Da qui un progressivo atteggiamento di chiusura e ritiro sociale che, in genere, nasconde conflitti affettivi preesistenti.
I giovani subiscono il fascino dei social network al punto da rimanerne spesso imbrigliati. Quando bisogna attivarsi?
Quando l’uso reiterato di internet si svolge su uno sfondo di sostanziale tristezza. È bene preoccuparsi se i nostri figli ci sembrano “soli” nonostante Facebook, se riducono le uscite da casa, se non riescono ad “aprirsi” quando proviamo a parlare con loro e se reagiscono con aggressività quando mettiamo in discussione l’uso del computer. Ecco, in questi casi dobbiamo immaginare di trovarci di fronte a dipendenza da internet.
Che cosa dovrebbero fare i genitori?
Iniziamo con quello che non dovrebbero fare: sottrarre il computer ai propri figli bruscamente. Questo potrebbe avere conseguenze ancora più gravi. Di solito lo sviluppo di una dipendenza preoccupante è segno di una sofferenza più grande che rende, in questo caso, la diminuzione delle ore di connessione un’operazione delicata. Allo stesso modo non è facile per un genitore non intervenire quando i risultati a scuola diminuiscono, così come accettare di non conoscere tutti i contatti che i propri figli hanno in rete.