Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo 2024

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa Pubblicato il 06/02/2024 Aggiornato il 07/02/2024

Nata nel 2017, la Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo ricorda l’importanza del rispetto verso gli altri. Un momento di riflessione a cui tutti sono chiamati: i ragazzi per primi, ma anche gli adulti che hanno l'importante compito di sensibilizzarli sul tema, nonché di supportarli quando sono vittime di atti di sopruso.

Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo 2024

Dal 2017, anno della prima edizione, ogni 7 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo. Un appuntamento che riveste un’importanza basilare nel far prendere coscienza a giovani e adulti riguardo un problema sempre più diffuso e preoccupante come quello del bullismo in tutte le sue forme. Vediamo insieme all’esperta come i genitori possono sensibilizzare i bambini e cosa possono fare quando il figlio è vittima di bullismo e cyberbullismo.

Cos’è la giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo

L’istituzione di una giornata mondiale ha il preciso significato di portare l’attenzione su un tema di grande importanza su cui è basilare una riflessione da parte dell’intera società. E’ proprio questa la ragione che ha portato nel 2017 alla nascita della Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo che si celebra ogni anno il 7 febbraio e che rappresenta un’occasione fondamentale per riflettere su un problema di grande attualità che coinvolge il mondo giovanile come appunto quello del bullismo. Con questa parola si intende un comportamento violento, che può essere fisico ma anche verbale, intenzionale e prolungato nel tempo, esercitato con la precisa volontà di nuocere ad un’altra persona. Bullismo è picchiare un compagno, ma anche deriderlo per il suo aspetto, per il colore della pelle, per le sue difficoltà scolastiche, motorie, comportamentali. Bullismo è prendere in giro, stuzzicare e tormentare di continuo, rubare oggetti di proprietà della persona che si è scelta come vittima. E quando l’accanimento contro qualcuno avviene via social con chat e foto che provocano, insultano, deridono ecco che il bullismo diventa cyberbullismo. Una forma molto diffusa di accanimento contro gli altri che non è di certo meno impattante e pericolosa di quella che prevede la violenza fisica.

Anche se il cyberbullismo non provoca lividi sul corpo, ferisce nel profondo soprattutto in una fase delicata e difficile come quella della crescita dove ragazzi e ragazze sono alle prese con la costruzione di un’identità, un processo che diventa ancora più problematico e drammatico quando qualcuno dall’esterno mina di continuo l’autostima e la sicurezza in se e negli altri. Il cyberbullismo, infatti, è una forma più subdola e pervasiva di prevaricazione: con un atto di cyberbullismo, che si diffonde in breve tempo in un pubblico molto vasto come quello della rete, la vittima rischia di essere esposta per un tempo praticamente indefinito. I numeri purtroppo sono allarmanti. In base alla VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena, con il supporto del Ministero della Salute, la collaborazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito e tutte le Regioni e Aziende Sanitarie Locali,  circa il 15% degli adolescenti ha dichiarato di essere stato vittima almeno una volta di atti di bullismo e di cyberbullismo. Atti più frequenti nelle ragazze e tra i più giovani, con proporzioni di circa il 20% negli undicenni che progressivamente si riducono al 10% nei più grandi. Confrontando questi dati con quelli del 2018 si rileva che la frequenza degli atti di bullismo è pressoché stabile ma si nota un pericoloso incremento del cyberbullismo nei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni, senza differenze di genere. Bullismo e cyberbullismo vanno considerati atti di estrema gravità.

Foto di Aritha da Pixabay

Foto di Aritha da Pixabay

Questo anche considerando il fortissimo impatto che hanno sulla salute fisica e psichica di chi li subisce. Diversi studi sottolineano innanzitutto un rapporto diretto tra bullismo e prestazioni scolastiche compromesse che può anche portare all’abbandono scolastico. Ma non si devono dimenticare anche i problemi di salute che possono derivare dall’essere vittima di atti di bullismo che vanno dai disturbi d’ansia e dell’umore ai problemi di sonno, dal deficit di attenzione, fino alla maggior propensione verso atti di autolesionismo, abuso di alcool e altre sostanze psicoattive. Alcune ricerche hanno mostrato che gli adolescenti vittime di bullismo nelle scuole elementari presentano un aumento del rischio di insorgenza di disturbi somatici, della personalità, psicotici e di tabagismo. Negli adulti vittime di bullismo in età infantile o adolescenziale sono stati osservati rischi aumentati di avere problemi di salute fisica e nell’ambito delle relazioni sociali e dell’inserimento lavorativo. Tutto questo dà ragione di quanto sia importante la Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo 2024 come momento condiviso di riflessione. 

Come sensibilizzare i bambini

Proprio perché il bullismo è un fenomeno dagli esiti così devastanti, diventa di fondamentale importanza sensibilizzare bambini e ragazzi sul tema. Ma come fare? Lo abbiamo chiesto alla formatrice e pedagogista, dottoressa Giovanna Giacomini. «Oggi si tende a promuovere interventi specialistici sul tema del bullismo solitamente a partire dalla fine della scuola primaria» spiega l’esperta. «Credo invece che sia fondamentale educare all’inclusione per eliminare il bullismo fin da subito, dalla prima infanzia. I bambini sviluppano un desiderio di appartenenza al gruppo che, se inibito, può portare alla comparsa di comportamenti antisociali e aggressivi e in fenomeni di bullismo. I bulli non sono felici. Abbiamo bisogno di un’educazione alle emozioni più ampia che promuova la compassione, parola che deriva dal latino cum patior – soffro con. Da piccoli l’unicità e la diversità di ciascuno sono la normalità.

Crescendo invece tendiamo a dimenticarcene e a uniformarci gli uni con gli altri in un appiattimento generalizzato che non rispetta più le differenze e non le vede più come qualcosa d’importante. I bambini originariamente non hanno nessuna reazione particolare di fronte alla diversità e accolgono con naturalezza l’unicità di ciascuno, spesso riconoscendo la propria. Se parliamo di bambini piccoli, fascia 0-6 anni, la loro posizione di fronte al diverso è meravigliosa. Ovviamente molto dipende dal contesto sociale, culturale ed educativo nel quale crescono. Se adulti, istituzioni e società riuscissero a promuovere un’educazione equa, inclusiva e improntata alla pace, non sarebbe necessario interrogarsi su temi come quello del bullismo. Purtroppo, ancora oggi sussiste la necessità di farlo perché la società in cui viviamo non è ancora veramente e profondamente inclusiva. Discriminazioni legate alla razza, alla cultura, alla religione o alla disabilità sono ancora all’ordine del giorno». E questo non fa altro che fornire “materiale” perché nascano forme di discriminazione e di bullismo. Educare all’inclusione significa educare al rispetto dell’altro, uguale o diverso che sia. Come farlo naturalmente richiede impegno da parte dei genitori. «Per prima cosa è necessario passare dall’analizzare e dal parlare d’inclusione, a metterla in pratica in senso stretto, fissare degli obiettivi d’inclusione alla portata di tutti che siano realmente e facilmente perseguibili concentrandosi sulla quotidianità e coinvolgendo i bambini, anche piccoli, in attività semplici» spiega la pedagogista. Qualche esempio?

  • Fare in modo che i bambini incontrino la diversità. Uno dei modi migliori per spiegare a un bambino la diversità e il rispetto che si deve avere per tutti, indipendentemente dalle condizioni, è fare in modo che ne vengano tangibilmente in contatto incontrando una persona portatrice di handicap, visitando un centro specializzato oppure una casa di riposo.
  • Leggere. La lettura è uno strumento potentissimo. Più leggo di esperienze diverse, più in qualche modo le riesco a sentire mie.
    Oggi esistono numerosi albi illustrati che trattano il tema dell’inclusione, del rispetto e anche del bullismo e del cyberbullismo. 
  • Praticare discipline artistiche. A prima vista può sembrare che l’arte non abbia a che fare con questo tema. Ma l’arte permette a ognuno di noi di essere se stesso, fino in fondo. Attraverso l’arte possiamo esprimerci al massimo e potenziare le caratteristiche che ci rendono unici imparando ad accettare e rispettare anche quelle degli altri.
  • Partecipare alle iniziative messe in campo nella Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo 2024.

Come fare se tuo figlio è vittima di bullismo e cyberbullismo

Non è facile per un genitore intervenire quando il figlio è vittima di bullismo e cyberbullismo. Spesso è persino difficile rendersi conto del problema. «Questo perché sono pochissimi i bambini che si rivolgono all’adulto per raccontare quello che gli sta accadendo» spiega la pedagogista. «Come in tutti i casi di violenza anche in questo le emozioni che il bambino prova sono vergogna, insicurezza, paura». Cosa fare allora? Vigilare e prestare sempre la massima attenzione. «È possibile cercare di osservare se ci sono cambiamenti, spesso repentini, nel bambino, come ad esempio maggiore stress, difficoltà legate al sonno, scoppi d’ira e qualche volta il rifiuto immotivato di recarsi nel luogo dove di solito incontra il bullo, ad esempio la scuola oppure altri punti di aggregazione come la palestra, il campo sportivo, il parco» continua l’esperta. Si tratta di segnali di avvertimento spesso vaghi ma che vanno comunque tenuti sono controllo così come è bene che i genitori verifichino che non ci siano sparizioni di oggetti e bene personali. Attenzione anche a un improvviso scarso rendimento scolastico e a problemi fisici come mal di testa, di pancia o di stomaco. «Fondamentale poi per un genitore è informarsi e fare rete con altri educatori come la scuola, gli allenatori sportivi e così via.

In secondo luogo, una volta scoperto che il figlio vive una situazione di prevaricazione è basilare mantenere un dialogo aperto il più possibile orientato all’ascolto evitando suggerimenti che a volte potrebbero essere controproducenti. È importante dare sostegno senza sostituirsi per non rinforzare il messaggio svalutante “tu non sei capace”». I ragazzi tendono infatti a vivere la persecuzione da parte degli altri come “giusta” perché si sentono diversi: i genitori dovrebbero in tutti modi cercare di rompere questo circolo vizioso che induce a sopportare passivamente le vessazioni facendo capire al figlio che non deve in nessun modo sentirsi colpevole per il fatto di essere minacciato. «Basilare, poi, quando lo si ritiene necessario, chiedere aiuto ad un professionista per attivare un percorso di aiuto» conclude la pedagogista. Importante anche rivolgersi alla scuola segnalando che il figlio è stato minacciato, picchiato o comunque soggetto ad atti di bullismo: restare in contatto con la scuola è fondamentale per creare una rete di supporto attorno a chi è vittima di bullismo e cyberbullismo. Non va dimenticato infatti il ruolo chiave della scuola che ha tra i suoi compiti anche quello di programmare azioni per prevenire e contrastare i fenomeni di bullismo e di cyberbullismo. Questo non solo con interventi specifici sul tema ma anche promuovendo in classe un clima positivo e collaborativo, basato sull’accoglienza, l’accettazione dell’altro attraverso l’ascolto, il dialogo, la partecipazione e la messa a punto di regole condivise. Con l’obiettivo finale di promuovere relazioni tra gli alunni improntate al rispetto dell’altro e della diversità e rifiutando al contrario comportamenti prevaricanti e aggressivi.

 

In copertina foto di Mikhail Nilov via Pexels.com

 

 

 

 

 
 
 
 
 

In breve

La Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo 2024 pone l’attenzione su un fenomeno diffuso e pericoloso per la salute sia fisica e mentale di bambini e adolescenti. La prevenzione parte sin da piccoli attraverso un’educazione all’accettazione e al rispetto dell’altro. I genitori, così come la scuola, sono chiamati e questo delicato compito di sensibilizzazione. E se i figli sono vittime di bullismo, è importante che gli adulti mettano in atto comportamenti che possano aiutarli, anche chiedendo aiuto agli specialisti.

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