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Secondo un’inchiesta di Mosca, negli ultimi mesi almeno 80 ragazzi russi si sarebbero suicidati a causa del blue whale, un’insensata sfida via social portata avanti a colpi di gesti trasgressivi. Altre indagini però avrebbero smentito questo collegamento e addirittura l’esistenza di questa sorta di “gioco” assurdo. Quel che è certo è che sul web esistono diversi gruppi sospetti che spingono ad avere comportamenti al limite. Per questo, la Casa pediatrica ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, in collaborazione con l’Osservatorio nazionale adolescenza e Pepita Onlus, ha creato la chat su Whats App #fermiamolabalena, con l’obiettivo di offrire un aiuto concreto per famiglie e ragazzi.
Una sfida estrema
Stando alle ricerche effettuate fino a ora, il blue whale sarebbe una competizione che consiste nell’adottare una serie di comportamenti irragionevoli, immortalandoli e condividendoli sui social. Qualche esempio? Camminare sui binari e provocarsi dei tagli alle braccia. L’ultima prova sarebbe togliersi la vita. Sembra che dietro al blue whale ci sia un regista che dirige le operazioni, minacciando i ragazzi e dicendo loro di essere in possesso di informazioni che possono nuocere alle loro famiglie. Si verrebbe ingaggiati tramite social network: Instagram, WhatsApp, Facebook, chat.
Tanti pericoli
In realtà, l’esistenza del blue whale non è ancora stata confermata dalle autorità. Tuttavia, è innegabile che soprattutto nel “deep web”, la parte nascosta e anonima di Internet, esistano molti pericoli per i ragazzi. “Si tratta di un sistema che circuisce e spinge il minore, tra i 9 e i 17 anni, in un vortice di nichilismo, mosso dal coraggio di accettare un certo numero di sfide. All’inizio apparentemente lecite: dal fermare uno sconosciuto per strada a dichiarare il proprio amore, per poi virare verso l’autolesionismo, fino a quel salto nel vuoto dal punto più alto della città o allo sdraiarsi sui binari prima del passaggio del treno. Non si tratta di gioco, bensì di morte, una morte pianificata istante dopo istante” ha spiegato Luca Bernardo, direttore di Casa pediatrica del Fatebenefratelli-Sacco di Milano.
Gli strumenti per difendersi
Ecco perché sono nati diversi progetti in grado di aiutare adolescenti e famiglie alle prese con questi fenomeni e con il bullismo che corre via web. Fra questi, anche #fermiamolabalena, un’estensione di #adessoparloio e la chat di WhatsApp 3482574166, creati proprio per accogliere le paure e i dubbi dei ragazzi e per rassicurare e guidare i genitori.
Tuo figlio potrebbe essere in pericolo se…
Per capire se il figlio frequenta gruppi pericolosi o è vittima di angherie digitali è importante conoscerlo a fondo, per vedere se inizia a variare le sue abitudini e la sua quotidianità, per esempio per quanto riguarda il sonno, il modo di mangiare o il tipo di abbigliamento. Inoltre, è bene verificare il tipo di contenuti che pubblica sui social. Infatti, spesso i primi segnali sono proprio questi.