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Anoressia e bulimia sarebbero strettamente legate a un cattivo rapporto con la figura paterna. Lo rivela uno studio condotto dall’International Mental Health Conference e guidato dallo psicologo John Toussaint.
Iperprotettivi o assenti
A evidenziare il legame tra anoressia e bulimia e il rapporto con il papà, sono i dati risultanti da tale indagine. Ben il 42% delle pazienti affette da anoressia e bulimia avevano avuto, infatti, un rapporto difficile con il padre: iperprotettivi o, al contrario, distanti e assenti.
“Assolta” la mamma?
I risultati di questo studio vanno a intaccare alcune “certezze” riguardanti i disturbi del comportamento alimentare. Infatti, è sempre stato pensiero comune (nonché una teoria spesso avvalorata dalla comunità scientifica) che all’origine di malattie come l’anoressia, vi fosse un rapporto conflittuale o irrisolto con la madre. Invece, sembra proprio che il papà assuma un ruolo chiave se a soffrire di disturbi alimentari sono le figlie femmine.
Emozioni e comportamenti alimentari
Nello specifico, gli studiosi hanno rilevato un legame tra bulimia e rifiuto del padre. Così come l’anoressia sarebbe correlata a una figura paterna troppo invadente e dominante, seppur in senso protettivo.
Intaccata l’autostima
Ma perché la figura paterna risulta così determinante per il comportamento alimentare delle figlie femmine? La parola chiave, in tal senso, è autostima. Un cattivo rapporto con il padre è quasi sempre associato a una bassa autostima della figlia, che in un modo o nell’altro non si sente amata nel modo in cui desidererebbe e per come è realmente. Il desiderio di trasformarsi o annullarsi è quindi una richiesta di aiuto, l’espressione di una percezione negativa di sé.