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Aumentano i casi di disagio tra i ragazzi e gli adolescenti, che incontrano prestissimo la malattia psichiatrica, sotto forma soprattutto di anoressia, bulimia e depressione. Addirittura sembra che uno su sette ne sia colpito. È emergenza. La crescita di questi problemi, che secondo gli esperti sono raddoppiati negli ultimi dieci anni, arrivando a toccare picchi del 15 per cento, sembra risalire anche a Internet. Come mai?
Troppi social
Circa l’aumento dei casi di anoressia, depressione e bulimia, gli esperti puntano il dito sull’uso disseminante dei social network, internet e smartphone. «Oggi l’uso dei social network da parte degli adolescenti è disseminante – spiega la professoressa Pia Massaglia della Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Regina Margherita di Torino -. La realtà virtuale recluta il loro tempo e gli spazi di gioco e di relazione, aumentando il loro isolamento; anche se si sentono sempre connessi, sono impoveriti di relazioni autentiche su cui si fonda la loro effettiva crescita, vivono nell’illusione che amore ed amicizie possano essere sperimentate, ma così non è. L’avvento dell’era di internet e degli smartphone ha facilitato inoltre la pratica dell’autolesionismo».
Più abbandono scolastico
La condizione di disagio in cui vivono oggi i giovanissimi – conseguenza della crisi familiare, sociale e scolastica attuali – li spinge non solo ad isolarsi tra le quattro mura di una stanza, ma anche ad abbandonare la scuola, fenomeno che oggi interessa sempre di più bambini dai 10-11 anni, mentre un tempo erano solo gli studenti delle scuole superiori a lasciare la scuola.
Il ricovero cura, ma non guarisce
Spiega il professor Giorgio Capizzi, direttore della Neuropsichiatria infantile, che per trattare queste malattie quando raggiungono facilmente livelli pericolosi l’ospedale non basta in quanto «Il ricovero cura ma non guarisce certi disagi, ecco l’importanza di una rete più compatta che, costituita da punti di appoggio come centri diurni, gruppi di educatori, laboratori di arte, teatrali eccetera, consenta al bambino di tornare a casa ed alla vita sociale».