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La cattiva influenza sui minori delle pubblicità relative a bevande alcoliche è ora provata da uno studio. Secondo la ricerca americana c’è una correlazione diretta tra l’esposizione agli spot che reclamizzano gli alcolici e il loro consumo. Guardare, per esempio, la pubblicità di una birra durante una partita di calcio indurrebbe il giovane non solo a preferire il marchio visto in televisione, ma anche (e questo ancora non era ancora stato provato) a bere genericamente più alcol.
Lo studio su 1.000 bambini e ragazzi
La ricerca è stata condotta dal dottor Timothy Naimi, professore associato presso la Boston University’s Schools of Medicine and Public Health e pubblicata sul Journal of Studies on Alcohol and Drugs: ha coinvolto oltre 1.000 bambini e ragazzi provenienti da varie zone degli Stati Uniti. È emerso che i giovani che non avevano guardato programmi tv con pubblicità di alcolici hanno affermato di aver bevuto circa 14 volte in un mese. Il numero è, invece, salito a 33 volte al mese per chi aveva visto spot di alcolici trasmessi durante gli show televisivi. Per arrivare in alcuni casi a circa 200 drink in un mese proprio in chi si era “ubriacato” di spot davanti alla tv. Secondo un altro studio è emerso, invece, che i preadolescenti dagli 11 ai 14 anni vedono da due a quattro annunci relativi a bevande alcoliche al giorno.
L’importanza dell’esempio dei genitori
Il buon esempio dei genitori sembra però riuscire a contrastare gli effetti negative degli spot in tv: secondo il rapporto 2016 GfK Roper Youth, mamma e papa, infatti, esercitano un’influenza 71 volte maggiore rispetto a quella della pubblicità. Due terzi dei minorenni tra i 10 e i 18 anni afferma che il comportamento dei genitori ha avuto un peso determinante nella loro decisione di bere o meno. Seguono gli amici, I colleghi (46%), i fratelli o le sorelle o altri membri della famiglia (32%).
Maggiori tutele per i più piccoli
Questo studio rappresenta un riscontro importante, in quanto permette di osservare le dinamiche indotte dagli spot su una categoria di pubblico che dovrebbe essere messa al riparo da questo tipo di messaggi. Secondo Naimi il problema è che negli Stati Uniti attualmente i controlli sulla pubblicità televisiva di alcolici sono minimi e si basano sull’autoregolamentazione.
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