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Alcol e fumo sono due vere e proprie piaghe della società contemporanea, soprattutto se riferite all’età (sempre più precoce) in cui diventano dipendenze difficili da abbandonare. Recenti ricerche, a tal proposito, hanno evidenziato che, a cadere nel tranello di alcol e fumo, sono più che altro i giovani che manifestano un disprezzo e un rifiuto della propria città natale e dunque delle proprie origini.
I risultati della ricerca
Il fatto che alcol e fumo riescano a sedurre di più i giovani astiosi nei confronti della propria città natale, è supportato da ricerche scientifiche e sociologiche. Nello specifico, a evidenziarlo è uno studio della Heriot-Watt University, in Scozia, pubblicato sulla rivista Environmental Research. Il campione analizzato dagli studiosi era costituito da 4.427 ragazzi di età compresa tra i 10 e i 15 anni, di cui sono state studiati e registrati le abitudini e lo stile di vita. Dalle analisi dei dati raccolti, è risultato che ben un quinto dei giovani insoddisfatti e ostili nei confronti della città natale, sono dipendenti da alcol e fumo. Come spiega Ivy Shiue, coordinatrice dello studio, i giovani che non amano vivere nel luogo in cui sono nati (per svariati motivi, tra i quali può essere sotteso un rifiuto verso la famiglia di origine) adottano comportamenti più distruttivi e sono più soggetti a dipendenze di vario tipo. Grazie a tali dati, è quindi possibile avere un quadro completo, nonché un differente punto di vista su alcune tipologie di dipendenze frequenti e in crescita tra le nuove generazioni.
A rischio chi ha paura del futuro
Sono proprio le paure a rendere i giovani dipendenti da alcolici e sigarette. Paura del futuro, di non trovare un lavoro, di non avere garanzie di alcun tipo, di non riuscire a costruire solidi nuclei familiari o di non avere un valore come persone. Si tratta di paure molto comuni tra gli esseri umani, soprattutto tra i più giovani ancora molto fragili; e sono timori in crescita a causa dalla crisi economica generale e della crisi del mondo del lavoro che azzera sogni e prospettive.
Un grido d’aiuto che va ascoltato
Se, in più, la città in cui si è nati e in cui si vive non offre grandi prospettive o sbocchi di realizzazione, ecco che i giovani iniziano a “farsi del male” in un modo che andrebbe ascoltato come grido di aiuto. Per questo la società è chiamata ad ascoltare e l’adulto a creare appositi e nuovi spazi di confronto e socializzazione così come i governi sono chiamati a una responsabilità ancora non assunta in toto: creare condizioni lavorative e possibilità di realizzazione personale-professionale a misura di giovani, indipendentemente da dove si sia nati o si sia costretti a vivere.