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Accompagnare il pasto con un bicchiere di vino o bere una birra quando si chiacchiera con gli amici è una piacevole abitudine per gli adulti. E ha anche effetti positivi sulla salute, purché non si esageri con la quantità. Per gli adolescenti, però, è completamente diverso: l’alcol ai ragazzi al di sotto dei 15 anni è assolutamente sconsigliato perché può provocare danni seri a fegato e cervello.
Più autentico il divertimento senza alcol
Per evitare che l’alcol diventi un problema, è essenziale spiegare ai propri figli che non è necessario ubriacarsi per divertirsi, perché chi beve troppo ha una percezione che non corrisponde alla realtà che sta vivendo. I ragazzi si sono abituati a bere senza piacere né gusto. Lo fanno per sentirsi carichi, per socializzare, per far cadere i freni inibitori e superare la timidezza; spesso per provocare e trasgredire. Non a caso si beve molto nei luoghi di aggregazione, dalle discoteche ai pub e ai locali notturni, soprattutto il sabato sera, come sostiene il progetto “Il pilota” dell’Osservatorio nazionale alcol del Centro nazionale di epidemiologia sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto Superiore di Sanità.
Quanto e come bevono gli adolescenti
Secondo la ricerca, il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze che si ubriacano hanno meno di 18 anni. Ogni minorenne di sesso maschile beve in media, a sera, quattro bicchieri e mezzo di alcolici. Le ragazze ne consumano addirittura sei in una serata.
Questi adolescenti vengono classificati come policonsumatori: persone che, in una sera, ingeriscono in modo totalmente acritico e senza piacere diversi tipi di bevande ad alta gradazione alcolica, spesso mescolandole tra di loro. A volte senza nemmeno rendersi conto della quantità di alcol che ingeriscono. In Italia, infatti, sta prendendo sempre più piede il binge drinking: si tratta del consumo di alcolici di vario tipo, in grandi quantità e tutti in una volta. Questa abitudine causa danni cerebrali irreversibili. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze, Pnas, eseguito su scimmie di un’età corrispondente all’adolescenza umana.
A rischio fegato e cervello
La capacità di assorbire l’alcol si sviluppa, grazie a un enzima, solo intorno ai 20-21 anni. Nei più giovani, quindi, entra in circolo nel sangue e raggiunge il cervello, causando seri danni. L’alcol, infatti, è una sostanza lipofila, che tende cioè a legarsi con le molecole di grasso. Poiché le membrane cellulari sono costituite quasi interamente di grassi, quando arriva nel cervello distrugge i neuroni e le staminali neurali concentrati nell’ippocampo, cellule destinate a svilupparsi ancora per favorire un ulteriore sviluppo cognitivo. I ragazzini che bevono sono destinati ad avere più difficoltà intellettuali, di orientamento e di memoria rispetto ai coetanei che non assumono bevande alcoliche. Oltre al cervello è il fegato a fare le spese dell’abuso di alcol, la cui produzione di sostanze importanti per l’organismo, in particolare per il suo sistema di difesa naturale, viene alterata.