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Con il termine di sexting, dall’inglese “sex” e “texting” (sesso e messaggiare), si intende lo scambio volontario e consapevole di messaggi, audio, immagini e video con lo smartphone o con il computer a sfondo sessuale o comunque sessualmente espliciti. Questa pratica può avere risvolti negativi dal punto di vista emotivo oltre ad esporre al rischio di non riuscire più a controllare la diffusione di immagini intime nei canali social.
Per proteggere i propri figli, i genitori devono innanzitutto tenersi informati, vigilare sui comportamenti e mantenere aperto il dialogo parlando con sincerità e chiarezza di temi riguardanti l’affettività, la sessualità, il rispetto di sé e degli altri, il consenso. Non solo quando i ragazzi entrano nell’adolescenza, ma anche prima, quando sono più piccoli.
Come si diffonde il sexting tra i giovani
Scambiare via chat e sui social network messaggi, audio ma soprattutto foto e video a sfondo sessuale. «E’ questo il sexting, pratica che vede coinvolti un numero crescente di minori, adolescenti, ma anche ragazzi più piccoli» spiega la pedagogista e formatrice, ideatrice di Scuole Felici, Giovanna Giacomini. «Il sexting è così diffuso in ambito giovanile tanto da poter essere considerato un comportamento sessuale ormai normalizzato nel gruppo di pari e questa normalizzazione è forse l’aspetto più preoccupante per educatori e genitori. Mandare e ricevere immagini a sfondo sessuale rappresenta innanzitutto per i ragazzi uno strumento di scambio affettivo, una sorta di dimostrazione di fiducia e di amore nei confronti di quello che è a tutti gli effetti il partner o viene ritenuto tale: ed è questa la ragione per cui molti ragazzi cedono alla pratica pur non avendone volontà e desiderio; ma non solo: il gruppo dei pari, così importante in fase preadolescenziale e adolescenziale, esercita una forte pressione attribuendo allo scambio di immagini e video la valenza di dimostrazione di uno status, di un’appartenenza al gruppo stesso».
Contribuiscono alla diffusione del sexting altre dinamiche tipicamente adolescenziali come il bisogno di sentirsi grandi (e il sesso viene ritenuto una sfera da adulti), la necessità impellente di soddisfare pulsioni sessuali e di avere tutto e subito, ma anche la scarsa consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni. Da non trascurare infine il fatto che i ragazzi hanno grande dimestichezza con il digitale e la soluzione di fruire del sesso mediato da uno schermo, oltre ad essere più facile per loro, consente anche di vincere timori e pudori vivendo il web come un mezzo di “protezione”, inconsapevoli invece che possa facilmente trasformarsi in un pericolo e in un danno per loro.
Come proteggere i propri figli
Non è facile, ma rimane uno dei compiti dell’adulto quello di mettere in atto una serie di pratiche che, senza eccessive ingerenze, permettano di tutelare il minore da situazioni a rischio come può essere il sexting adolescenziale. Ecco allora qualche consiglio dall’esperta.
- Non sfuggire. «Occorre partire dal presupposto che il tema del sexting è molto delicato anche perché legato a quello altrettanto delicato del cyberbullismo: può risultare quindi molto complesso da affrontare da parte dei genitori» spiega la pedagogista. «Eppure è basilare farlo, una volta che si sia presa coscienza dell’impatto negativo che la pratica può avere sui ragazzi e dei risvolti pericolosi che può nascondere».
- Aprirsi al dialogo. «Naturalmente non si tratta solo di parlare ai ragazzi del sexting ma anche di farlo nel modo corretto» continua Giacomini. «L’approccio su questo tema delicato, come del resto su molti altri, dovrebbe sempre mettere al centro la sincerità, la comprensione e l’assenza di giudizio. L’ascolto dei ragazzi dovrebbe sempre essere un ascolto empatico e attivo per arrivare a un dialogo che sia il più possibile costruttivo: un adulto dovrebbe sempre tener presente che sapere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato non vuol dire necessariamente comunicarlo ai ragazzi con sermoni fatti calare dell’alto. Se il genitore predica, alza il dito e condanna rischia di costruire un muro che crea un distacco invalicabile. Al contrario l’ascolto attivo, partecipato e non giudicante è quello strumento prezioso che fa in modo che il genitore resti in qualunque caso il porto sicuro verso il quale il ragazzo può andare per parlare ed essere ascoltato senza paura di essere condannato».
- Parlarne spesso. «Sempre restando sul tema del parlare in famiglia del sexting occorre anche sottolineare, oltre al modo, anche la tempistica per farlo» continua la pedagogista. «Parlarne occasionalmente, di tanto in tanto, magari di sfuggita e senza una reale e sentita partecipazione all’argomento ha poco senso e produce scarso risultato. Al contrario il tema dovrebbe essere trattato con costanza e regolarità scegliendo una modalità di dialogo breve e concisa piuttosto che un discorso fiume o peggio ancora un interrogatorio infinito: i ragazzi non sostengono troppe parole, si stancano e peggio ancora si innervosiscono e si arrabbiano».
- Trovare occasioni di riflessione comune. «Un altro modo indiretto, ma efficace, per affrontare il tema del sexting è quello di condividere con i ragazzi attività che offrano lo spunto per un dialogo insieme; può essere andare al cinema a vedere un film o guardare una serie Tv dove vengano affrontate tematiche legate al sexting, al revenge porn e al cyberbullismo, tutto sempre nell’ottica di promuovere una riflessione sul rispetto di sé e degli altri, sulla sessualità e sul tema importantissimo del consenso».
- Informarsi. «Gli adulti a volte sono piuttosto lontani dal sapere quello che succede nell’universo internet» continua Giacomini. «Ma per poter dialogare con i figli è necessario che i genitori siano informati sulla tematica del sexting: non basta però una veloce lettura per capire il tema, ma serve un’informazione più puntuale, approfondita e costante tenuto anche conto del fatto che il sexting si evolve in continuo. Ancora una volta non si tratta di giudicare ma di comprendere il fenomeno e soprattutto cosa rappresenti nella realtà quotidiana dei ragazzi. Può essere molto interessante, ad esempio, per i genitori cercare di comprendere le sigle e gli acronimi utilizzati che nascondono spesso richieste esplicite». Un esempio per tutti: GNOC, ovvero “Get Naked On Camera”, indica la richiesta di denudarsi davanti alla camera.
- Fare attenzione ai segnali. «E’ sempre molto difficile per un genitore rendersi conto del fatto che un figlio sia inserito in dinamiche di sexting» precisa la pedagogista. «Ci sono però alcuni indicatori che possono essere d’aiuto e ai quali è bene prestare massima attenzione: sono particolarmente significativi i cambi repentini di comportamento, la dilatazione del tempo passato sul web, l’uso di un linguaggio che includa slang e utilizzo di codici particolari».
- Impostare app e sistemi di privacy sui dispositivi dei figli. «Vigilare sulla navigazione via internet offre indizi chiari sul fatto che il ragazzo o la ragazza stiano facendo esplorazione o siano direttamente coinvolti in dinamiche di sexting» continua Giacomini.
- Agire in maniera preventiva. «In un’ottica educativa prima si inizia a lavorare su aspetti basilari come sono quelli della sessualità, dell’affettività, del rispetto di sé e degli altri, del proprio corpo e di quello altrui, migliori sono i risultati che si possono ottenere» spiega Giacomini. «Il rapporto di fiducia tra adolescenti e adulti è molto delicato e fragile: intervenire su temi come il sexting esclusivamente in fase pre e adolescenziale significa rischiare di comprometterlo, a volte in modo irrimediabile. Quello che può mettere un argine al proliferare del fenomeno, e al rischio che i ragazzi ne subiscano le conseguenze negative, è proprio un’educazione sessuale e affettiva che inizi sin dalla prima infanzia e che permetta di sviluppare la dimensione basilare del rispetto di sé e degli altri, adattando naturalmente modalità e tempi educativi all’età e alla fase di sviluppo del ragazzo».
Le conseguenze di questa pratica sugli adolescenti
«È tipico dell’età adolescenziale non valutare le conseguenze, soprattutto quelle a lungo termine, di determinati comportamenti, anche del sexting» spiega l’esperta. La pratica invece ha un forte impatto su diverse dimensioni.
- Perdita di controllo. Nel momento in cui si invia un’immagine o un video a sfondo sessuale non se ha più il controllo diretto e si rischia una diffusione non voluta sui social. Va tenuto presente però che in questo caso non si parla più di sexting, una pratica che implica sempre la volontà di chi la mette in atto, ma di revenge porn o di cyberbullismo.
- Conseguenze emotive. «Il sexting può avere un forte impatto sull’autostima» precisa l’esperta. «Sentirsi spinta o spinto a fare qualcosa perché lo fanno tutti o sotto la pressione di ricatti e minacce fa cedere a comportamenti che in fondo non corrispondono ai propri desideri, al proprio modo di essere e questo può far sentire deboli, innescare il senso di colpa e ribadire la convinzione di avere valore non per quello che si è ma per quello che si fa». Torna di nuovo il tema di quanto sia importante che i ragazzi siano dotati di strumenti che consentano loro di capire se, cosa e quanto vogliono sperimentare in tema di sessualità, fino a dove sono disposti a spingersi e permetta loro, avendo ben chiaro il concetto di consenso, di creare un argine che li tuteli da richieste esterne non desiderate.
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