Cocaina rosa: cos’è? Allarme tra i minorenni, i consigli della pedagogista

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa Pubblicato il 24/10/2024 Aggiornato il 25/10/2024

Sempre più diffusa anche tra i giovanissimi, è un mix di sostanze dagli effetti devastanti. L’azione di prevenzione è basilare e parte dalla famiglia, come spiega la pedagogista Giovanna Giacomini.

droga adolescenti

Secondo l’ultimo Rapporto europeo sulle droghe 2024, la diffusione della cocaina rosa nell’Unione Europea è in costante aumento. Questo genera forte preoccupazione dal momento che la nuova sostanza stupefacente mostra un elevato profilo di pericolosità.

Mescola infatti una serie di sostanze sintetiche, lecite e illecite, che proprio perché combinate tra loro, moltiplicano la possibilità di avere effetti collaterali potenzialmente devastanti, che possono arrivare a provocare la morte. Pur essendo definita una droga da ricchi per il suo alto costo, la sua assunzione da parte di giovani e giovanissimi non è evento raro. E’ per questo che la famiglia rimane il primo ente educativo a cui spetta il compito, sicuramente non facile ma basilare, di fare prevenzione.

Come? Pensando e trattando il tema con i figli ancora prima che arrivi l’età in cui possano incontrare dipendenze, educando alla consapevolezza del rischio in un clima di ascolto e dialogo, come suggerisce la pedagogista Giovanna Giacomini, formatrice e ideatrice di Scuole Felici.

Tutto quello che c’è da sapere

La morte di Liam Payne, ex cantante degli One Direction, ha focalizzato l’attenzione sulla cocaina rosa, una sostanza stupefacente che, secondo gli esperti dell’Osservatorio europeo sulle droghe e la tossicodipendenza (Emcdda), vede una diffusione sempre più preoccupante, anche tra i giovani e i giovanissimi.

A generare allarme è la natura stessa della nuova droga: a dispetto del nome, la cocaina rosa non ha nulla a che vedere con la “classica” polvere bianca, anche se la si “sniffa”, e il suo colore non la rende certo meno aggressiva rispetto ad altri stupefacenti.

Al contrario risulta particolarmente devastante negli effetti perché costituita da un mix di sostanze, illecite e lecite, che finiscono per potenziarsi a vicenda. Nella cocaina rosa, chiamata anche “Tusi”(dalla pronuncia inglese di 2C, la feniletilamina di laboratorio di cui in genere è composta) si possono mescolare varie sostanze di sintesi tra cui MDMA, forte stimolante e Ketamina, potente analgesico-dissociativo.

Nel mix possono essere aggiunti poi, insieme a droghe illegali, anche farmaci legali, ma comunque pericolosi, creando mix di cui non si conosce la composizione e di cui non si possono assolutamente prevedere gli effetti. Per di più la produzione in laboratori spesso artigianali espone al rischio di contaminazione con sostanze tossiche che rendono ancora più pericolosa l’assunzione dello stupefacente.

Perché è rosa

Il colore rosa, poi, non nasce casualmente, ma rappresenta una vera e propria scelta di marketing per aumentare l’attrattiva verso questa sostanza che risulta immediatamente riconoscibile e altamente desiderabile perché esclusiva e “sofisticata”. Non a caso la cocaina rosa viene spesso definita la “droga dell’amore” ma anche la “droga dei ricchi”, visto che un grammo può arrivare a costare fino a 400 euro (per la cocaina “classica” si parla di 100-120 euro), trasformandola così a tutti gli effetti in un vero e proprio status symbol.

Non a caso le indagini della Polizia di Stato hanno svelato un fiorente mercato della cocaina rosa nei quartieri più ricchi di Roma, come Parioli e Salario-Trieste, consumata da giovani e giovanissimi, spesso minorenni. Nelle ultime operazioni è stato scoperto anche il nuovo stratagemma con cui la cocaina rosa viene recapitata a domicilio durante feste, party e cene nascondendola in insospettabili lampade di sale che ne possono contenere in grandi quantità.

Gli effetti devastanti

A rendere la cocaina rosa drammaticamente pericolosa e con un alto rischio di dipendenza è l’imprevedibilità dei suoi effetti che, come sostengono gli esperti Emcdda, possono variare in base alla composizione del mix, ma anche al modo con cui viene assunta e ovviamente alle reazioni individuali.

Gli effetti sono comunque devastanti, come tende a sottolineare Antonio Bolognese, responsabile scientifico della Commissione per lo studio e la prevenzione delle dipendenze dell’Ordine dei Medici di Roma. «La cocaina rosa è una delle sostanze più utilizzate in questo momento: la sua precoce attività sul cervello crea immediatamente una sensazione di ‘piacere’ che si elimina altrettanto velocemente, ma come tutte le sostanze stupefacenti può portare a dipendenza e stati psicotici».

Se già da sola l’MDMA, oltre a suscitare sensazioni di euforia e connessione sociale, è in grado di provocare danni alla memoria e alla capacità cognitiva e la ketamina, associata a grave rischio di abuso, può indurre esperienze dissociative e alterazioni della percezione, la combinazione di più sostanze risulta drammaticamente pericolosa. Tra gli effetti collaterali dell’assunzione di cocaina rosa si annoverano:

  • stati allucinatori e paranoie
  • ansia e attacchi di panico
  • perdita di controllo del corpo e del coordinamento
  • aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna
  • nausea e vomito
  • dolori addominali
  • perdita di appetito
  • colpi di calore per l’aumento della temperatura
  • tremori muscolari

Oltre ai danni immediati, tra i quali non si esclude il più letale come nel caso del cantante degli One Direction, vanno ricordati anche i danni a lungo termine a carico di reni, cervello e cuore.

Come prevenire la dipendenza

Il tema delle dipendenze, dalla droga all’alcol, e soprattutto della loro sempre più ampia diffusione anche nelle fasce più giovani della popolazione, rappresenta una questione di scottante attualità che meriterebbe una riflessione attenta e un intervento coordinato di tutti gli enti preposti all’educazione e alla tutela della salute pubblica. «In un’ottica di prevenzione la famiglia gioca comunque un ruolo di primo piano per quanto il suo compito in questa direzione si presenti molto delicato e complesso» precisa la pedagogista Giacomini. Il suo primo consiglio è quello di muoversi con grande anticipo: il tema delle dipendenze andrebbe pensato e affrontato ben prima del tempo in cui i genitori si immaginano che i figli possano avvicinarsi a droghe o ad altri fenomeni di consumo come l’alcol che possono portare a un abuso. Come procedere quindi?

  • Creare uno spazio in cui i ragazzi si sentano liberi. «La chiave per affrontare con pre-adolescenti e adolescenti qualsiasi tema complesso, come appunto quello delle dipendenze, è fare in modo che in famiglia si creino spazi e occasioni che consentano ai ragazzi di parlare ed esprimersi liberamente, senza sentirsi costantemente giudicati» suggerisce la pedagogista. «Spesso i ragazzi evitano di aprirsi nel quotidiano perché sentono i genitori che parlando tra loro, commentando fatti di cronaca, discutendo di situazioni note, esprimono giudizi estremamente critici che li portano a chiudersi in se stessi».
  • Esercitare l’ascolto attivo. «Il dialogo con i ragazzi dovrebbe sempre essere privo di condanne e concentrato più sull’ascoltare che sul parlare» commenta la pedagogista. «Una frase che può essere di aiuto per dare il là all’ascolto attivo potrebbe essere “mi piacerebbe capire cosa i giovani come te pensano riguardo questo tema” oppure “mi piacerebbe sapere cosa ne pensi su questo argomento”, due proposte che aprono alla possibilità di un racconto che l’adulto dovrebbe accogliere senza interferenze».
  • Cercare di capire l’influenza del gruppo. «L’adolescenza è quella fase della vita in cui il gruppo dei pari ha un’influenza molto forte sul comportamento e sulle scelte» precisa l’esperta. «E’ per questo che il genitore dovrebbe cercare di conoscere il più possibile gli amici che il figlio frequenta. Anche in questo caso meglio evitare eccessive domande e focalizzarsi invece sul rendere la casa un luogo accogliente per i ragazzi, eventualmente anche riorganizzando gli spazi. E dove non è possibile ci sono altri modi per venire in contatto con gli amici dei figli come, ad esempio, accompagnandoli in macchina nei vari spostamenti: durante il viaggio suggerisco rigoroso silenzio e ascolto attento».
  • Educare alla consapevolezza del rischio. «Il concetto di rischio nasce in realtà nella prima infanzia» spiega Giacomini. «I genitori dovrebbero quindi cercare di avvicinare presto i bambini a questa dimensione lasciando ad esempio che maneggino i coltelli, sempre con la supervisione dell’adulto ovviamente, oppure proponendo loro di apparecchiare la tavola con bicchieri di vetro e piatti di porcellana, ma evitando di sollecitarli continuamente perché stiano attenti a non farsi male. Serve anche lasciare che si arrampichino sugli alberi, altra esperienza che consente ai bambini di familiarizzare con il concetto di rischio in modo che ne sentano meno l’attrattiva. Perché, va sempre ricordato, tutto quanto viene vietato assume un fascino nella preadolescenza e nell’adolescenza».
  • Proporre alternative sane. «Il consumo di droga», come spiega la pedagogista, «può nascondere la difficoltà dei ragazzi di gestire autonomamente le proprie emozioni e l’incapacità di affrontare in modo sano ansia e tristezza. Può venire loro incontro la proposta di stili di vita sani che consentano di allentare ansie e tensioni in modo corretto: può essere il praticare sport, dedicarsi all’arte, alla musica ma anche semplicemente proporre momenti di pausa dalla continua frenesia del quotidiano e dalle costanti imposizioni di una società sempre più performante».
  • Chiedere aiuto. «Quando il genitore si rende conto che il dialogo con i figli è chiuso oppure ha coscienza di situazioni andate oltre e quindi a rischio, è importante che chieda il supporto di un esperto, sia uno psicologo, un medico, un pedagogista o un educatore specializzato» suggerisce Giacomini. «In questi casi il primo ad aver bisogno di sostegno è proprio il genitore che, grazie a un aiuto esterno in grado di valutare la situazione con maggiore oggettività, può trovare modalità diverse per rapportarsi ai figli, per strutturare la relazione e trovare strumenti di intervento adeguati».

Il ruolo della scuola

«La prevenzione primaria precoce è l’unica vera possibilità per evitare che i giovani inizino fin dall’adolescenza a far uso di queste sostanze» è l’opinione della Commissione per lo studio e la prevenzione delle dipendenze dell’Ordine dei Medici di Roma che, tramite l’Associazione Ets Osservatorio sulle Dipendenze, grazie al contributo di Fondazione Roma, sta portando avanti nelle scuole e nei centri sportivi della Capitale un’attività per sensibilizzare sui rischi delle dipendenze. Il metodo è quello della Peer Education (educazione tra pari).

Si procede con piccoli gruppi di studenti, sei al massimo, durante i quali vengono date informazioni su questi temi; a loro volta i ragazzi veicolano il messaggio agli altri studenti nell’ambito di una serie di laboratori, utilizzando il loro linguaggio. «Abbiamo visto che è un metodo molto efficace» spiega il dottor Bolognese. «All’inizio del percorso facciamo compilare dei questionari anonimi per sondare la conoscenza dei ragazzi sulle sostanze, sugli effetti ma anche sul loro stile di vita. Alla fine, riproponiamo il questionario e abbiamo potuto vedere che si ha un miglioramento delle conoscenze del 70%».

 
 
 

In breve

La diffusione della cocaina rosa anche tra i più giovani è un fenomeno che desta grande preoccupazione per gli effetti devastanti che questa nuova sostanza può avere sul sistema nervoso centrale. La prevenzione delle dipendenze con un’azione precoce della famiglia è di fondamentale importanza.

 

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