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Gli adolescenti violenti hanno un cervello diverso dai coetanei che non presentano tali atteggiamenti. Lo dimostra uno studio italo-inglese che ha utilizzato la risonanza magnetica per identificare la struttura cerebrale di adolescenti maschi con diagnosi di disturbo della condotta sociale, un grave problema neuropsichiatrico che si presenta con estrema aggressività, uso di armi e droghe e comportamenti inappropriati.
Ricerca congiunta con l’Italia
Studiando lo sviluppo coordinato di numerose regioni del cervello e prendendo come riferimento in particolare lo spessore della corteccia cerebrale, scienziati italiani e inglesi hanno dimostrato come il cervello dei giovani che manifestano comportamenti violenti e contro la morale, sia molto diverso da quello degli adolescenti che non mostrano questi comportamenti. La ricerca internazionale, condotta dalle Università di Cambridge, Southampton, ‘Tor Vergata’ e dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), è stata pubblicata sul “Journal of Child Psychology and Psychiatry”.
Anomalie dell’amigdala
“L’idea alla base dello studio – spiega Luca Passamonti, dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr – è che le regioni cerebrali che si sviluppano in modo simile, abbiano spessori corticali di livello comparabile. Studi precedenti – aggiunge – avevano già dimostrato che l’amigdala degli adolescenti con gravi disturbi della condotta sociale, presenta anomalie rispetto a quella di soggetti di pari età che non mostrano tali comportamenti. Tuttavia, ritenevamo troppo semplicistico ricondurre problematiche della condotta così complesse ad anomalie in una singola regione cerebrale, e infatti – spiega ancora – i nostri ultimi dati hanno mostrato che il disturbo coinvolge moltissime regioni del cervello che presentano cambiamenti anatomici di natura complessa”.
Non solo un atteggiamento ribelle
I ricercatori hanno esaminato 58 adolescenti maschi con disturbo della condotta sociale e 25 individui non affetti da malattie neuropsichiatriche. “Le differenze che abbiamo riscontrato dimostrano che gran parte del cervello è coinvolto in questa malattia neuropsichiatrica – commenta Graeme Fairchild dell’Università di Southampton – il disturbo della condotta sociale è un reale problema cerebrale e non, come alcuni ancora sostengono, semplicemente una forma di esagerata ribellione alle regole della società. I risultati dimostrano anche che ci sono differenze cerebrali molto significative tra gli individui che sviluppano tale disturbo nella fanciullezza o durante l’adolescenza“.
L’influenza di geni e ambiente
Rimane ancora da stabilire la combinazione di fattori genetici e ambientali che possa portare alle anomalie cerebrali osservate. “Ora che siamo capaci di produrre una mappa delle anomalie nell’intero cervello degli adolescenti con disturbo della condotta sociale potremmo vedere se le terapie disponibili siano capaci di influenzare la maturazione del cervello e di ridurre tali comportamenti”, conclude Ian Goodyer, dell’Università di Cambridge.