Fanno parte della nostra memoria
Le favole lasciano un ricordo indelebile nella mente e nel cuore di ognuno di noi, tanto che anche a distanza di anni, pur non ricordando bene i particolari delle storie, è possibile rivivere le emozioni legate a quei racconti. Oggi purtroppo, spesso a causa del ritmo di vita sempre più frenetico, i genitori hanno meno possibilità di ritagliarsi uno spazio da condividere con il proprio bambino raccontandogli una favola. Esiste, poi, per molti anche una grande difficoltà proprio nel raccontare una storia. In aiuto ai genitori sono sorti specifici laboratori, per lo più tenuti da centri di produzione teatrale (teatri stabili per l’infanzia) o da associazioni per la promozione e la diffusione della lettura per i più piccoli, che insegnano agli adulti a rapportarsi con i bambini attraverso proprio il racconto delle favole, liberando la fantasia e ritornando a loro volta bambini.
Facilitano il dialogo tra grandi e piccoli
L’enfasi che i genitori mettono nel racconto di una storia e l’atteggiamento di risposta del bambino contribuiscono a creare un dialogo fatto di emozioni, importante sia per gli adulti sia per il piccolo:
- per il bimbo il momento del racconto della fiaba rappresenta l’occasione sia per avere il genitore tutto per sé sia per esplorare il proprio mondo emotivo fatto di paure (per esempio, del lupo cattivo o del bosco);
- alla mamma e al papà, invece, le fiabe offrono l’occasione per ripensare alla propria infanzia e ritornare bambini.
Nel racconto della fiaba, infatti, non c’è solo un processo logico cognitivo, ma anche e soprattutto emotivo. Il bimbo, ascoltando il racconto, ha modo di immedesimarsi nel personaggio, riconoscendosi nelle piccole e nelle difficoltà che il suo eroe è chiamato a fronteggiare. In questo modo il piccolo supera anche le sue paure. Nel mondo immaginario, infatti, l’eroe parte alla volta di un viaggio per conquistare qualcosa e per crescere: si tratta di un percorso educativo ricco di quei valori, tramandati dalla tradizione, che l’uomo riconosce in sé come validi: il bisogno della protezione, della conquista e della regressione, degli affetti, di giustizia e del trionfo del bene sul male.
Sono uno strumento di apprendimento
L’ascolto della fiabe nella prima infanzia rappresenta la base della conoscenza e viene ritenuto indispensabile per giungere più avanti ad apprendere in modo corretto i procedimenti scientifici. È nota la famosa affermazione dello scrittore per bambini Gianni Rodari secondo cui le fiabe servono per capire la matematica perché permettono al bimbo di costruirsi categorie mentali legate alla conoscenza di sé, dell’altra persona, diversa da lui, e ai concetti come lo spazio e il tempo: “una volta – adesso”, “lontano – vicino”; “dentro- fuori”; “basso – alto”. Secondo lo scrittore la fiaba è il luogo di tutte le ipotesi, perché fornisce le chiavi per entrare nella realtà attraverso strade nuove e può aiutare il bimbo a conoscere il mondo, regalandogli delle immagini. La presenza dell’adulto, poi, la sua vicinanza fisica, emotiva e intellettuale è essenziale per il bambino, perché incide sui suoi meccanismi mentali: l’adulto legge per lui, intepreta per lui e lo aiuta a vedere cose che egli ancora non conosce. Il bambino piccolo è capace di interpretare immagini e segni, ma è ancora un lettore analfabeta: comprendere il senso dei testi non è per lui altrettanto facile come imparare a correre, giocare, parlare. Si tratta di un processo graduale che richiede la presenza dell’adulto, ma che lo porta poi ad amare la lettura. I bambini, cui i genitori hanno letto loro tante storie, trovano infatti molto facile imparare a leggere. Per questo gli studiosi del linguaggio consigliano di prendere in braccio il bambino e leggergli più volte ad alta voce i racconti che gli piacciono.
Hanno una struttura classica
All’inizio della storia il protagonista vive un disagio che spesso viene affrontato con un viaggio, un allontanamento o un abbandono. L’eroe deve superare alcuni ostacoli, ma sulla propria via trova aiuti insperati e magici come, per esempio, un talismano o un anziano cui presta soccorso e che gli fa guadagnare un dono magico. Se, invece, il protagonista non lo aiuta, paga lo scotto di altre difficoltà. Così via via la fiaba si snoda e l’eroe accumula risorse e fortune che poi gli serviranno nella prova finale. Alla fine il disagio iniziale viene superato e il protagonista viene di nuovo inserito nel suo ruolo originale. Anzi, se era povero diventa ricco e se era goffo, sposa la principessa. I bambini, però, non amano necessariamente le favole classiche. Tra i loro racconti preferiti può esserci, per esempio, la storia dei suoi genitori o le piccole avventure della famiglia. I più piccoli amano guardare, per esempio, assieme ai genitori l’album delle foto di famiglia con gli zii, i nonni, e ricordare episodi in cui erano tutti insieme. Il bimbo si appassiona al racconto perché è la storia della sua vita e i protagonisti sono persone a lui care.
Come si raccontano
Nel raccontare una favola al bambino, i genitori possono dare libero sfogo alla fantasia. Si può, quindi, prendere spunto da una storia conosciuta e poi lasciarsi andare all’immaginazione, oppure raccontare al piccolo una favola tradizionale, magari arricchendola di altri particolari o modificandone il finale. Non è, infatti, necessario seguire la traccia del racconto originale per filo e per segno. Se il bimbo è più grandicello si può, anzi, invitarlo a proseguire lui stesso la storia, stimolando in questo modo la sua immaginazione. In ogni caso è importante l’interpretazione dei genitori, sia che la fiaba sia letta sia che venga raccontata. Il ritmo deve essere vario, scandito da pause che aumentino la curiosità del bambino circa il destino del protagonista. Occorre anche modificare il tono di voce nel dare vita ai diversi personaggi che animano il racconto.