L’incubo è un sogno spaventoso che si verifica nella fase Rem del sonno (quella in cui è presente attività onirica) causando il brusco risveglio del bambino che, in genere, si mette a piangere e a urlare chiamando la mamma e il papà in cerca di un conforto. Ecco perché capitano gli incubi al bambino e come comportarsi.
Proprio come il sonnambulismo e il Pavor nocturnus, gli incubi rientrano nelle cosiddette parasonnie (perturbazioni non patologiche del sonno), compaiono indicativamente verso i 2 anni di età e risultano piuttosto frequenti nel corso di tutta la prima infanzia: in pratica, se i sogni dei neonati consistono per lo più in semplici immagini legate al vissuto quotidiano, quelli dei bimbi più grandicelli corrispondono a elaborazioni dell’esistenza giornaliera progressivamente più articolate che, in alcuni casi, attivano queste forme particolari di sogno che si associano alle loro paure più profonde.
Intorno ai 2-3 anni di età, il bambino affronta una tappa delicata dello sviluppo psicologico che, accanto ad alcuni passaggi fondamentali in direzione di una crescente autonomia (inizia a camminare, a parlare e, in generale, a fare sempre più cose da solo), tende a evidenziare la comparsa di una vaga sensazione di insicurezza: il percorso verso l’indipendenza, infatti, si associa al progressivo distacco dalla figura materna. Il piccolo non è ovviamente consapevole di questo processo ma percepisce un generico senso di ansia che finisce appunto per essere convogliato nelle classiche “paure” dell’età infantile (dell’uomo nero, della strega cattiva, del buio), personaggi e condizioni che gli consentono di “mettere in scena” il proprio turbamento e, in qualche modo, di liberarsene.
È importante anzitutto essere consapevoli che per un bambino di quest’età il confine tra realtà e immaginazione è ancora molto sottile e le sensazioni vissute nel corso dell’incubo tendono a persistere e a spaventarlo anche dopo il risveglio: quando chiama nel corso della notte in preda al terrore, sarebbe quindi sbagliato minimizzare la sua paura anche se per tranquillizarlo. È più opportuno invece assumere un atteggiamento comprensivo e rassicurante seguendo questi semplici consigli:
- raggiungerlo nella sua camera, accendere una luce bassa, sedersi sul lettino e abbracciarlo forte: il contatto fisico col genitore è molto più efficace delle parole per calmarlo;
- fargli raccontare il sogno quando appare un po’ più tranquillo (verso i 3 anni dovrebbe essere in grado di ricostruirlo) per poi rassicurarlo, dicendogli che tutto è passato, che si è trattato di un sogno, che non è accaduto nulla in realtà e quindi che non deve avere più paura;
- vedere se riesce a riaddormentarsi da solo, una volta trascorso ancora un po’ di tempo con lui, rassicurandolo sul fatto che si è lì vicino e che dopo poco si tornerà a vedere se fa la nanna.
Fonti / Bibliografia
- Incubi e terrori notturni - Ospedale Pediatrico Bambino GesùNella maggior parte dei bambini, i problemi del sonno si manifestano occasionalmente e spesso non richiedono un trattamento
- Il sonno: struttura e funzioni - MultiMedicaL'Enciclopedia Treccani definisce Il sonno come “….stato e periodo di riposo fisico-psichico dell’uomo e degli animali...
- Il pavor notturno indica un disturbo psichiatrico? | Fondazione Umberto VeronesiPavor nocturnus una “parasonnia”, vale a dire di un comportamento complesso nel sonno