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C’è una ragione se si consiglia ai futuri genitori di prestare attenzione al proprio stile di vita fin dal momento in cui concepiscono un bambino (anzi, sarebbe meglio ancora prima). Infatti, i loro comportamenti e, in generale, tutte le influenze ambientali, in un certo senso hanno il potere di “plasmare” il Dna del figlio. I primi 1.000 giorni di vita, dunque, gettano le basi dell’intera vita e della salute futura. La conferma arriva dagli esperti riuniti in occasione del 76esimo congresso della Società italiana di pediatria (Sip).
L’importanza dello stile di vita di mamma e papà
Nel momento in cui una coppia decide di avere un bebè dovrebbe iniziare ad adottare comportamenti sani. L’ideale sarebbe iniziare dai sei mesi prima del concepimento e proseguire. Che cosa significa nella pratica? Per esempio, che se fuma si dovrebbe smettere e anche rinunciare all’alcol, seguire una dieta equilibrata e salutare, praticare attività fisica e ridurre ogni fonte di stress. A differenza di quanto pensano molti, poi, non è solo la futura mamma a dover prestare attenzione. Anche il papà ha un ruolo fondamentale: i suoi comportamenti, infatti, impattano sulla qualità e quantità degli spermatozoi.
Il Dna del bambino può essere “modulato”
Le ricerche hanno ormai dimostrato che il patrimonio genetico del bambino, in qualche modo, può essere “influenzato” dagli stimoli ambientali cui il piccolo viene esposto nei primi 1.000 giorni di vita, a partire dal concepimento, anzi a partire dai sei mesi antecedenti. “È stato dimostrato che si può modulare il patrimonio genetico dell’individuo e che agire sul bambino soprattutto nei primi 1.000 giorni di vita (ossia durante i mesi in cui è in utero e nei primi due anni dalla nascita) significa agire sull’uomo e sul futuro, è un investimento sulle cure del futuro” ha spiegato Alberto Villani, presidente della Sip.