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Il periodo che va dai 18-24 mesi ai 3 anni di età è caratterizzato dai capricci dei bambini: tutti i bambini, anche quelli sinora più calmi e ubbidienti, attraversano una fase particolare della loro evoluzione psicologica contraddistinta dalla tendenza a fare spesso i capricci: rispondere sistematicamente di “no” alle richieste dei grandi, trasgredire le loro regole, arrivando spesso a innescare delle vere e proprie “sfide”, diventa quindi un atteggiamento quotidiano.
Una fase passeggera
Quella dei capricci dei bambini, pur trattandosi di un periodo molto impegnativo per i genitori, la cui pazienza e capacità di controllo viene messa alla prova quotidianamente, è però una tappa fondamentale della progressiva conquista di indipendenza da parte del bambino. In questo percorso naturale di graduale distacco dalle figure di “attaccamento”, dire “no” diventa, infatti, un mezzo per differenziarsi dal “grande” nei cui confronti sinora il bambino ha vissuto un rapporto di totale dipendenza e per iniziare ad affermare la propria personalità in via di formazione.
Dice no soprattutto alla mamma
Quale sua principale “figura di attaccamento” è soprattutto dalla mamma che il bimbo deve “prendere le distanze” per cominciare a riconoscersi e auto-percepirsi come un essere dotato di una propria volontà e identità. Tale scenario offre inoltre al padre l’opportunità di assumere il prezioso ruolo di “intermediario”: oltre a non rappresentare il bersaglio principale dell’oppositività del bambino, il fatto stesso di trascorrere meno tempo con lui tende, infatti, a renderlo più paziente e comprensivo e a fargli individuare vie d’uscita più morbide da situazioni di sfida spesso esasperate ed esasperanti per i due principali contendenti.
Come farsi ubbidire
Stabilisci poche e chiare regole ma pretendi che siano seguite: eccedere nei divieti oltre ad aumentare le difficoltà di gestione, finisce spesso per esasperare l’atteggiamento trasgressivo del piccolo o, sul fronte opposto, frustra troppo la sua naturale volontà di auto affermazione. Viceversa avere dei limiti ben definiti e riconoscibili aiuta il bimbo a rispettarli e l’adulto a farli rispettare limitando le occasioni di scontro.
Impara ad affrontare le scenate senza subirne il ricatto: il timore che il piccolo metta in scena una “crisi di collera” di fronte a un “no” spinge spesso il genitore a cedere soprattutto in situazioni pubbliche che potrebbero creargli dell’imbarazzo. Tale atteggiamento però, oltre a essere del tutto antieducativo, tende alla lunga a disorientare il bambino che nei divieti di mamma e papà inconsciamente cerca un limite rassicurante alla propria libertà d’azione.