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Parla da solo, instaura dialoghi a una voce, gioca come se ci fosse qualcuno vicino a lui. Niente paura: probabilmente ha un amico immaginario. Intorno ai due-tre anni, infatti, i bambini possono inventarsi un compagno di giochi e avventure per affrontare una fase delicata dello sviluppo.
Lo aiuta a crescere
A quest’età, a maggior ragione se frequenta il nido o la scuola materna, il bambino inizia a provare sentimenti nuovi. Non solo positivi, ma anche negativi. Se prima le piccole delusioni riguardavano solo il rapporto con i genitori, per esempio il rientro della mamma al lavoro, a questo punto della crescita diventano più complesse. Il bimbo comincia a scoprire cosa sono la delusione, la rabbia, la solitudine, il senso di inadeguatezza. Può allora inventarsi un amico immaginario che lo aiuta a superare le frustrazioni che prova nella vita reale. Con lui può instaurare un rapporto che escluda tutte le emozioni negative e dia solo soddisfazione.
Per esprimersi meglio
L’amico immaginario, inoltre, permette al bambino di esprimere desideri e impulsi che non riesce ancora a capire e a descrivere a parole. Ecco perché può essere sia un eroe positivo sia un personaggio cattivo. Nel primo caso rappresenta quello che il piccolo vorrebbe essere, di conseguenza è coraggioso, buono, forte. Nel secondo caso racchiude tutte le caratteristiche che non vengono accettate e apprezzate dalla società: cattiveria, egoismo, disobbedienza e così via.
I consigli per i genitori
Se il figlio ha un amico immaginario, i genitori non devono preoccuparsi. Anzi, devono lasciarlo libero di vivere questa fase, senza rimproverarlo. Tuttavia, non devono comportarsi come se questa figura esistesse realmente, per esempio parlandogli. Meglio incentivare il bambino a frequentare i coetanei, sottolineando tutte le cose belle del giocare con compagni “veri”.