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Un test dell’udito potrebbe far emergere il rischio di autismo già a due anni di età: lo sostiene uno studio della University of Rochester (Stati Uniti). L’autismo è un disturbo dello sviluppo caratterizzato da gravi difficoltà comunicative e sociali, che compaiono nei primi 3 anni di vita. Rientra nei disturbi pervasivi o generalizzati dello sviluppo, denominati anche “disturbi dello spettro autistico”.
Riscontrati deficit uditivi
Gli esperti hanno esaminato l’udito di un gruppo di bambini autistici di 6-12 anni e hanno constatato che tutti avevano deficit uditivi per alcune frequenze sonore proprie della lingua parlata. Non a caso l’autismo è caratterizzato da difficoltà di comunicazione e talvolta comprensione del linguaggio. I piccoli hanno difficoltà a interagire con gli altri, non si relazionano con i coetanei, presentano una compromissione del comportamento non verbale (sguardo diretto, espressione mimica), non condividono emozioni e stati d’animo con chi li circonda. A ciò si accompagna un ritardo o una totale mancanza del linguaggio parlato, che si manifesta con l’uso di espressioni stereotipate e ripetitive. Hanno così concluso che forse un test dell’udito potrebbe far emergere il rischio di autismo già a due anni di età.
Intervenire prima per curare meglio
Attualmente la diagnosi di autismo non viene formalizzata prima del terzo anno di età. Molti ricercatori italiani e stranieri, però, stanno studiando la modalità di anticipare la diagnosi, in modo da iniziare prima le cure. I bambini trattati precocemente, infatti, rispondono meglio alle terapie e vanno incontro a miglioramenti sostanziali. Nei primi mesi di vita, infatti, il cervello è più ricettivo e alcuni programmi di intervento hanno maggiori probabilità di successo se applicati anticipatamente. È fondamentale intervenire nelle prime fasi dello sviluppo, quando cominciano a modellarsi nel cervello i comportamenti sociali, in quanto nei bambini autistici la funzione sociale è immatura e va stimolata.