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Riconoscere i segnali dell’ autismo, soprattutto nella prima infanzia, è molto difficile. L’ autismo, infatti, è una malattia ancora difficile da diagnosticare soprattutto perché compromette l’aspetto relazionale ed emotivo, difficile quindi da valutare quando il bambino è molto piccolo. E infatti la diagnosi definitiva della sindrome dello spettro autistico di solito viene confermata solo verso i 4 anni.
L’importanza di una diagnosi precoce
Intervenire tempestivamente nei bambini autistici può, però, migliorare i sintomi e la qualità di vita dei piccoli. A questo scopo, l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha messo in atto un programma per individuare i segnali che possono alludere all’autismo, anche per rendere omogenea l’assistenza alla malattia, che presenta ancora diverse disparità tra regione e regione. Questo programma, denominato “Non invasive tools for early detection of autism spectrum disorders” (strumenti non invasivi per la diagnosi precoce dell’autismo), è stato diretto dal 2011 al 2014 da Maria Luisa Scattoni del Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze dell’ISS, per studiare i comportamenti dei bambini nei primi due anni di vita.
Obiettivo: mappare l’autismo
Dal 2016 è iniziato un nuovo progetto per indagare le procedure di ogni regione per la diagnosi precoce dell’autismo, coordinato dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) e dall’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, con la partecipazione della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP). Il primo obiettivo, perseguito nuovamente sotto la guida della dottoressa Scattoni, è capire quante persone in Italia siano colpite dall’autismo, anche perché negli ultimi anni è stato registrato un aumento dei disturbi del neurosviluppo, che includono la sindrome dello spettro autistico.
Il ruolo dei pediatri
Antonella Costantino, presidente SINPIA e direttore della UONPIA della Fondazione policlinico, si occupa del coordinamento del secondo obiettivo, cioè di capire quali siano gli strumenti di screening e diagnosi precoce utilizzati a livello regionale negli accordi con i pediatri di famiglia e come facilitare l’accesso ai servizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. In Italia, la diagnosi viene effettuata all’età di 4-5 anni, con un ritardo di circa 2-3 anni rispetto ai primi segnali colti dai genitori. Per questo il ruolo dei pediatri è fondamentale: hanno la possibilità di comprendere più facilmente i segnali dell’autismo e indirizzare i genitori verso i centri abilitati a diagnosticare (ed eventualmente curare) questo problema.